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Danni da processionaria

Disinfestazione processionaria roma

Danni da processionaria

La processionaria è un insetto che parassita e danneggia le piante, in particolare pino e quercia. Il nome scientifico del parassita del pino è Traumatocampa pityocampa e Thaumetopoea processionea per il parassita della quercia. La sua azione è defoliante nei confronti degli alberi che aggredisce e ha un’azione negativa anche per la salute umana: le larve presentano peli urti canti che sono posizionati sul dorso e agiscono nei confronti della cute, dei polmoni e degli occhi. Il parassita libera peli urticanti i quali cadono per gravità sulla persona che ammina nel bosco sotto gli alberi infestati, oppure può essere la persona stessa, spinta dalla curiosità, a toccare con le ani i nidi che sono sui rami della quercia. I peli sono anche trasportati dal vento a distanza. Il danno da processionaria si manifesta nel periodo primavera estate. Poiché l’effetto sulla salute è considerato di entità medio – alta, specie per le complicazioni polmonari e oculari, lo Stato ha da anni reso obbligatoria la lotta alla processionaria del pino (invece la processionaria della quercia non è oggetto di lotta). Fermo restando che questa dicotomia non ha molta ragione d’essere, ricordiamo che la norma che impone la lotta al parassita è il D.M. 30 ottobre 2007. Inoltre, i Comuni possono emettere rdinanze specifiche sul tema, eventualmente ampliando la lotta anche alla processionaria della quercia.

 

L‘INDAGINE DI SANITÀ PUBBLICA

In data 6 agosto 2008 un ospedale periferico dell’ASL di Forlì ha segnalato al Servizio di Igiene Pubblica (di seguito S.I.P.) l’accesso al Pronto soccorso di una bambina che presentava lesioni cutanee caratterizzate da eritema, riconducibili al contatto con peli di processionaria. Gli accompagnatori della bimba riferirono che altre persone del gruppo mostravano le stesse lesioni. A quel punto il S.I.P. ha iniziato un’indagine epidemiologica che ha evidenziato che in una zona appenninica limitrofa, ricadente nel territorio della confinante ASL di Cesena, erano presenti due case gestite da ·Enti religiosi, poste a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra: queste erano state affittate, nei mesi di giugno/agosto, a gruppi parrocchiali e scout di varia provenienza. Le case per vacanze sono inserite in un territorio boschivo dove è presente la processionaria della quercia. In tale area l’Amministrazione Provinciale aveva provveduto ad effettuare, nei mesi precedenti, trattamenti larvicidi contro
la processionaria e ad apporre lungo le strade di accesso cartelli che segnalavano la presenza di processionaria,
suggerendo le cautele da porre in atto. Inizialmente sono stati rintracciati i gestori delle due case, ai quali è stato
chiesto di inviare la lista dei gruppi che avevano affittato le case, indicandone il responsabile e un recapito telefonico. Successivamente ogni responsabile è stato rintracciato telefonicamente e le domande hanno riguardato:

  • il numero dei componenti del gruppo;
  • il numero di persone che durante il soggiorno avevano accusato disturbi suggestivi di lesioni da processionaria;
  • il numero di persone che durante il soggiorno avevano accusato lesioni quali eritema, pomfi e vescicole.

La prima domanda serviva per conoscere il numero dei soggetti potenzialmente esposti alla processionaria. La seconda era stata formulata per capire se gli interessati conoscevano il problema processionaria o se ne erano stati informati da qualcuno in modo adeguato. La terza domanda serviva per capire se c’erano stati contatti riconducibili alla processionaria, a prescindere dalla consapevolezza o meno del problema.

  • Per ogni casa è stata disegnata una tabella in cui si è indicato la settimana di utilizzo di ogni gruppo, il numero di
    presenze settimanali, il numero di soggetti che hanno manifestato lesioni riconducibili alla processionaria.
  • Nella casa 1 sono stati coinvolti da lesioni da processionaria 3 gruppi sui 6 che si sono succeduti; invece, nella
    casa 2 sono stati coinvolti 5 gruppi su 10. Solo nella settimana dal 6 al 12 luglio c’è stata l’infestazione simultanea
    dei gruppi delle due case. Non tutti i gruppi sono stati colpiti allo stesso modo: in particolare un gruppo della
    casa 2 è stato totalmente colpito nella settimana del 29 giugno – 5 luglio.
  • Le presenze complessive nelle due case sono state 710 e i malati 160: il 20 degli ospiti è stato colpito da processionaria. Calcolando però gli stessi parametri separatamente nelle due case possiamo concludere che la casa 1 era più infestata in quanto i suoi risiedenti sono stati colpiti per il 34 (85malati su 245 presenze), mentre i residenti della casa 2 sono stati colpiti per il 16 (75 malati su 465 presenze). Inoltre, alcuni di questi gruppi hanno
    anche segnalato che alcune persone sono state inviate al Pronto soccorso, o del vicino ospedale o del capoluogo di provincia.
  • A questo punto abbiamo richiesto la consultazione dei referti del Pronto soccorso del periodo 1 giugno 2008 – 30
    agosto 2008, attingendo ai referti dove erano dichiarate manifestazioni cutanee, per valutare se effettivamente erano reali gli accessi dichiarati dai responsabili dei gruppi e per capire come erano stati refertati dal medico.
    La conclusione è stata che i casi arrivati in Pronto soccorso erano stati genericamente ricondotti a lesioni cutanee
    da insetti e sottoposti a terapia corti sonica e antiistaminica.

 

CONSIDERAZIONI

Sulle lesioni da processionaria si possono fare alcune considerazioni, la prima delle quali è epidemiologica/geografica.

Le due case per vacanze sono nel territorio dell’ASL di Cesena, mentre gli ospedali utilizzati dai malati sono dell’ASL di Forlì e il diverso accesso è giustificato dalla vicinanza geografica. Inoltre, i gruppi che hanno usato le case sono di provenienza provinciale ma anche extra pro·Xtinciale (Ravenna, Rimini, Pesaro, Peru.~·ia, BOlogna). Quindi, persone di provenienza provinciale ed extraprovinciale hanno soggiornato nelle due case per un periodo breve, si sono ammalate e sono poi rientrate a casa. Considerato che i gruppi sono scout e arrocchiali, senza la presenza di genitori e con un periodo limitato di permanenza, gli accompagnatori tendono non tanto a sottovalutare i problemi di salute, ma a limitare al massimo l’accesso al Pronto soccorso, perché questo comporta perdita di tempo, preoccupazione per i genitori che telefonano la sera ai figli, allontanamento degli educatori per alcune ore: spesso i gruppi sono anche scarsamente dotati d’automobili e ciò limita il movimento degli educatori stessi. Per questi motivi anche manifestazioni cliniche di un certo rilievo non giungono all’attenzione dei sanitari del luogo. A conferma di ciò possiamo riportare il caso di un ragazzo che presentava, a fine soggiorno, un centinaio di pomfi e vescicole e che è stato inviato al Pronto soccorso di residenza solo dopo il rientro a casa, quando i genitori hanno personalmente valutato le sue condizioni cliniche. Durante la settimana gli accompagnatori avevano correttamente provveduto a somministrargli antistaminici orali, ma non l’avevano portato al Pronto soccorso. Questo caso evidenzia anche che l’accesso, dopo il soggiorno, ad un Pronto soccorso distante decine di chilometri dal luogo dell’infestazione porta inevitabilmente ad una perdita, ad una dispersione di dati ed informazioni sanitarie. Se invece tutti i malati si recassero nello stesso tempo e nello stesso luogo dell’infestazione, l’indagine epidemiologica potrebbe partire. La seconda considerazione consiste nel fatto che il problema della processionaria spesso non è noto a chi non è residente del territorio: quindi, arrivare in una casa per vacanze ignorando il problema, incontrando per strada dei cartelli che avvisano del pericolo non è il corretto sistema per essere informati. Poi il gestore stesso della casa o conosce poco il problema e non informa, oppure conosce il problema ma convivendoci da anni lo sottovaluta e non informa. Il risultato finale è una collettiva sottovalutazione: il gruppo che subentra nella casa per vacanze è informato del problema solitamente dal gruppo che gli cede la casa e, quindi, l’informazione si basa sul passaparola fra i capogruppo e la prevenzione si basa sul senso di responsabilità degli accompagnatori e sull’ubbidienza di bambini e ragazzi. Questo tipo di prevenzione spontanea e autogestita però non può essere accettata, e sicuramente non lo è dai genitori di ragazzi e bambini che a seguito dei peli urticanti hanno passato giorni di vacanze a grattarsi, a dormire male, invece che a riposarsi. La terza considerazione riguarda la difficoltà del S.I.P. nella valutazione degli accessi al Pronto soccorso per effettuare un’indagine retrospettiva sul problema o per individuare accessi sentinella che possono rappresentare un campanello d’allarme sul problema. Ogni medico referta in base alle proprie conoscenze e per il medico di pronto soccorso il problema della processionaria non è certo paragonabile a un trauma cranico o a un infarto. Così molte lesioni da processionaria sono refertate come pomfi causati da insetti e difficilmente sollevano dubbi a chi andrà a leggere i dati di accesso, favorendo la non emersione del problema. Infine, è da ricordare che il problema non interessa solo ragazzi ed educatori che soggiornano nell’area infestata, ma anche i loro accompagnatori, che in genere approfittano del viaggio di significa che anche i genitori possono riportare lesioni da processionaria. A conferma di ciò abbiamo appurato un caso di 4 genitori che hanno accompagnato i figli e sono rimasti in zona per un pic-nic: 3 dei 4 genitori hanno manifestato lesioni da processionaria e uno ha dovuto rivolgersi al medico di famiglia, sottoponendosi a una terapia di 7 giorni a base di cortisone, per lesioni diffuse a tutto il corpo.

 

CONCLUSIONI

Possiamo quindi concludere che pur in presenza di un’infestazione con effetti anche seri per la salute esistono una serie di fattori che portano inevitabilmente a non far emergere il problema, e li possiamo così schematizzare:

  • il periodo breve di vacanza;
  • la sottovalutazione diffusa o l’ignoranza del problema;
  • la difficoltà nel raggiungere un Pronto soccorso;
  • un’inidonea refertazione del medico del Pronto soccorso;
  • accessi al Pronto soccorso effettuati solo dopo il ritorno a casa, lontano dal territorio dell’infestazione, epicentro del disagio.
  • parassita che portano a effettuare una lotta alla processionaria che non si può definire assolutamente completa perché fatta con pochi mezzi e poco personale e in ogni caso non proporzionata all’entità dell’infestazione.
  • Il tutto porta a una scarsa conoscenza del problema sia dei medici ospedalieri, sia dei medici di sanità pubblica, sia degli utenti di case per vacanze e il risultato è che i singoli devono affrontare le conseguenze sanitarie e i costi personalmente senza che scatti la risposta della sanità pubblica.

Sarebbe, invece, auspicabile, nei territori colonizzati da Processionaria, una corretta informazione del problema all’inizio di ogni campo-vacanze, accompagnato da una migliore lotta alla processionaria e, nel caso di impossibilità a ridurre il parassita, occorrerebbe vietare l’uso di case per vacanze poste in vicinanza a focolai di infestazione o giungere addirittura all’interdizione dell’uso pubblico di quelle aree boschive in cui l’infestazione è massicciamente diffusa e non debellabile.

Parallelamente la lotta preventiva è poco efficace e a ciò concorrono i costi.

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